Da giovedì 18 maggio 2017 fino al 28 luglio 2017 fa tappa a Roma la mostra Sport, Sportivi e Giochi olimpici in guerra (1936 – 1948), ospitata presso la Casina dei Vallati, spazio espositivo della Fondazione Museo della Shoah.
L’esposizione, che ha già riscosso grande successo in molte città italiane, è stata ideata e curata dal Mémorial de la Shoah di Parigi, promossa dalla Fondazione Museo della Shoah e si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CONI Comitato Olimpici Nazionale Italiano, della Regione Lazio, di Roma Capitale, della Comunità Ebraica di Roma e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. La mostra è realizzata in collaborazione con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare.
La mostra approfondisce il rapporto tra sport e dittatura negli anni Trenta e Quaranta, con particolare riferimento alla Germania nazista e al resto dell’Europa occupata. Hitler non fu l’unico a servirsi dello sport e della concezione del corpo come affermazione di superiorità e di identità collettiva; anche l’Italia fascista e la Francia di Vichy riuscirono ad associare alla pratica sportiva le teorie razziste che si erano diffuse nell’Europa del primo dopoguerra. Questi regimi adottarono misure di esclusione, di discriminazione e di sottomissione che toccarono pesantemente il mondo dello sport.
Tra gli oggetti e i documenti esposti, oltre a trofei, medaglie e figurine, anche le foto, le statuette e l’album dei Giochi Olimpici di Berlino del 1936, le pagine di giornali, supplementi e riviste sportive come Il Libro dello Sport (1928), la Gazzetta dello Sport, il disegno di Vittorio Pisani su La Tribuna Illustrata in occasione dell’inaugurazione dello stadio Mussolini a Torino e il libro fotografico di Nino Macellari Sport e potenza.
Il percorso espositivo racconta inoltre la storia di diversi atleti, ebrei e non, che furono vittime di forti misure discriminatorie, dall’esclusione alla persecuzione, fino alla morte nei campi di sterminio.
Alfred Nakache, campione europeo di nuoto, Victor “Young” Perez e Leone Efrati, pugili di fama internazionale, i cugini Alfred e Gustav Felix Flatow, campioni di ginnastica alle Olimpiadi di Atene del 1896, Attila Petschauer, schermitore pluripremiato ai Giochi di Amsterdam del 1928 e di Los Angeles del 1932, sono solo alcune grandi personalità dello sport di origine ebraica che videro la propria carriera arrestarsi brutalmente con l’affermarsi dei regimi nazista e fascista.
Se i pugili Victor Perez e Leone Efrati morirono durante la guerra, alcune rare storie ebbero un parziale lieto fine. Come nel caso del nuotatore francese Alfred Nakache che, dopo essere sopravvissuto all’orrore di Auschwitz-Birkenau, tornò ad allenarsi con forza e tenacia riuscendo a partecipare ai Giochi Olimpici di Londra nel 1948.