Per comprendere come sia stato possibile che centinaia di migliaia di uomini comuni abbiano potuto partecipare attivamente alla persecuzione e all’uccisione della minoranza ebraica dell’intera Europa, è necessario esaminare quale ruolo abbia avuto la propaganda antisemita nella Germania nazista e nell’Italia fascista. In quest’ottica la mostra analizza a fondo le ragioni, le dinamiche, le forme, i contenuti e i protagonisti di tale fenomeno.
Vengono mostrati manifesti, fotografie, giornali e riviste dell’epoca. Il percorso espositivo si snoda su un duplice piano narrativo: da un lato viene offerto uno sguardo sull’evoluzione dell’antisemitismo in Europa all’inizio del ‘900, in particolare sulla fase finale caratterizzata da motivazioni genetiche e biologiche e non più solo teologiche, socio-economiche e culturali; dall’altro viene spiegato, visualizzandolo, il ruolo della propaganda nazista e fascista che ha caratterizzato la cosiddetta società di massa, grazie alla nascita e alla diffusione di “nuovi” media come la radio, il cinema e successivamente la televisione.
La mostra approfondisce il tema della propaganda antiebraica, mettendo a confronto le due diverse connotazioni che si svilupparono nella Germania nazista e nell’Italia fascista, evidenziandone le differenze, ma anche le analogie e i legami, come nel caso del materiale prodotto dalla storica rivista tedesca “Der Stürmer”, fondata da Julius Streicher a Norimberga nel 1923, e della rivista italiana “La Difesa della Razza”, diretta da Telesio Interlandi, pubblicata nel 1938 dalla casa editrice Tumminelli di Roma.
L’esposizione si conclude mettendo in rilievo le conseguenze che la propaganda ha avuto sulla sorte degli ebrei d’Europa: dalle misure persecutorie – soprattutto con l’emanazione delle Leggi di Norimberga (1935) – all’istituzione dei ghetti, che sancirono l’isolamento degli ebrei dal resto della popolazione, fino alle successive deportazioni e allo sterminio fisico nei campi di morte.
Mostra a cura di: Marcello Pezzetti e Sara Berger
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