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“Meditate che questo è stato”, di Pietro Suber

In questo periodo difficile di quarantena per tutta l’Italia, vogliamo condividere una preziosa testimonianza di chi ha vissuto in prima persona l’inferno dei campi di sterminio.
Pensiamo possa essere utile per gli insegnanti che stanno portando  avanti la didattica a distanza, ma anche per chi  desidera conoscere ciò che è stato, direttamente dalle parole di chi lo ha vissuto.

“Meditate che questo è stato” è un film documentario di Pietro Suber sulla straordinaria testimonianza di due degli ultimi superstiti italiani dei lager nazisti, Piero Terracina e Sami Modiano, realizzato in occasione del 70esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.

Piero Terracina, scomparso a 91 anni nel dicembre del 2019,  all’età di 15 anni venne deportato dai nazisti con tutta la sua famiglia (8 persone) da Roma ad Auschwitz, dove è rimasto prigioniero per 13 mesi. Una lunga intervista, attraverso alcuni dei luoghi più significativi della Shoah e dell’ebraismo romano, dove Terracina racconta la tragedia della deportazione di tutta la sua famiglia, per la delazione alle SS di un cittadino italiano. Poi il viaggio sui treni blindati verso Auschwitz, la presa di coscienza con l’inferno del lager, l’incontro con “l’angelo della morte” Josef Mengele, il medico conosciuto per i suoi esperimenti di eugenetica nazista sui prigionieri, fino alla liberazione e alla lunga odissea per tornare in Italia.

Piero Terracina racconta di essere stato l’unico sopravvissuto all’Olocausto della sua famiglia, tra crimini irraccontabili (tanto  da averli taciuti per più di un trentennio) e ferite che continuano ad aprirsi a distanza di più di 70 anni. “Mi sono salvato – racconta  Terracina – solo grazie alla vigoria dei miei 15 anni e all’amicizia con un altro ragazzo, anche lui sopravvissuto per miracolo al campo di sterminio, Sami Modiano”. Quest’ultimo, all’epoca 13enne, racconta di essere scampato alla morte più volte. La prima grazie all’arrivo di un treno con un provvidenziale carico di patate da scaricare, mentre lui già si trovava all’interno della camera a gas. La seconda volta durante la cosiddetta marcia della morte,  dopo essersi nascosto alla furia omicida delle SS tra le cataste dei cadaveri del lager. Proprio con le riprese dell’incontro tra Piero e l’amico del cuore Sami, ebreo di Rodi oggi 89enne, si conclude questo viaggio doloroso ma appassionato per salvaguardare  la memoria di una delle ferite più profonde del XX secolo.

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