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PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2015-2017 DELLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH ONLUS

 (ai sensi dell’art. 1, comma 5, lett. a) Legge 6 novembre 2012, n. 190)

Approvato dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Museo della Shoah il 18 maggio 2015

INDICE

  1. Introduzione                                                                                                                                                                                           p. 1
  2. Responsabile della prevenzione della corruzione                                                                                                                        p. 3
  3. Individuazione delle aree a maggio rischio corruzione valutate in relazione al contesto, all’attività e alle funzioni dell’ente. Interventi organizzativi volti a prevenire il rischio di corruzione                                                                                                                p. 3
  4. Programmazione della formazione                                                                                                                                                  p. 4
  5. Procedure per l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione al rischio di fenomeni corruttivi                                 p. 4
  6. Codice di comportamento                                                                                                                                                                    p. 5
  7. Procedure per l’aggiornamento                                                                                                                                                          p. 5
  8. Sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure anticorruzione adottate                             p. 5

 

INTRODUZIONE

Con la legge n. 190 del 6 novembre 2012, entrata in vigore il 28 novembre 2012, sono state dettate disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione. Il sistema di prevenzione delineato dal legislatore prevede a livello nazionale il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) e, a livello di ciascuna Pubblica Amministrazione, Piani di prevenzione triennali.

Il PNA, approvato in data 11 settembre 2013, rappresenta lo strumento attraverso il quale sono individuate le strategie prioritarie per la prevenzione ed il contrasto della corruzione nella Pubblica Amministrazione a livello nazionale e in particolare rivolge la sua attenzione anche agli “enti di diritto privato in controllo pubblico”, ossia gli enti nei quali le pubbliche amministrazioni hanno poteri di nomina dei componenti degli organi. Tra questi enti va annoverata la Fondazione Museo della Shoah- onlus, di seguito “Fondazione”.

Dal dettato del PNA si evince: “al fine di dare attuazione alle norme contenute nella legge numero 190/2012 gli enti di diritto privato in controllo pubblico anche di livello locale sono tenuti ad introdurre ad implementare adeguate misure organizzative gestionali” (pag. 33); e che “gli enti di diritto privato in controllo pubblico devono nominare un Responsabile per l’attuazione dei propri piani di Prevenzione della corruzione …, nonché definire nei propri modelli di organizzazione gestione dei meccanismi di rendicontazione trasparente”.

Nell’allegato 1 al PNA al capitolo “B.2 Modelli di organizzazione e gestione per la prevenzione del rischio per gli enti pubblici economici e gli enti di diritto privato in controllo pubblico” si legge: Al fine di realizzare un’azione di prevenzione integrata tra i diversi soggetti che svolgono funzioni e attività amministrative, anche strumentali, i modelli di organizzazione e gestione degli enti pubblici economici e degli enti di diritto privato in controllo pubblico di cui all’art. 6 del d.lgs. n. 231 del 2001 considerano anche il rischio di fenomeni corruttivi (par. 3.1.1 del PNA) e presentano il seguente contenuto minimo:

  • individuazione delle aree a maggior rischio di corruzione, incluse quelle previste nell’art. 1, comma 16, della l. n. 190 del 2012, valutate in relazione al contesto, all’attività e alle funzioni dell’ente;
  • previsione della programmazione della formazione, con particolare attenzione alle aree a maggior rischio di corruzione;
  • previsione di procedure per l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione al rischio di fenomeni corruttivi;
  • individuazione di modalità di gestione delle risorse umane e finanziarie idonee ad impedire la commissione dei reati;
  • previsione dell’adozione di un Codice di comportamento per i dipendenti ed i collaboratori, che includa la regolazione dei casi di conflitto di interesse per l’ambito delle funzioni ed attività amministrative;
  • regolazione di procedure per l’aggiornamento;
  • previsione di obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli;
  • regolazione di un sistema informativo per attuare il flusso delle informazioni e consentire il monitoraggio sull’implementazione del modello da parte dell’amministrazione vigilante;
  • introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.

Precisa il PNA che l’ente definisce la struttura ed i contenuti specifici dei modelli in questione, tenendo conto delle funzioni svolte e delle specifiche realtà.

Partendo dal citato quadro normativo e, considerata la realtà della Fondazione, si stabilisce di adottare il seguente modello organizzativo ritenuto essenziale per essere al riparo da fenomeni corruttivi:

  • piano anticorruzione con i contenuti di cui all’allegato 1 PNA paragrafo B.2;
  • adozione di un codice di comportamento;
  • rispetto degli obblighi sulla trasparenza di cui agli artt. 14 e 15 del D.Lgs. 33/2013.

1. RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE In ossequio a quanto previsto dalla soprarichiamata normativa, il “Responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione” della Fondazione è il Direttore Generale o in mancanza il Presidente della Fondazione.

2. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE A MAGGIOR RISCHIO CORRUZIONE VALUTATE IN RELAZIONE AL CONTESTO, ALL’ATTIVITA’ E ALLE FUNZIONI DELL’ENTE. INTERVENTI ORGANIZZATIVI VOLTI A PREVENIRE IL RISCHIO DI CORRUZIONE Preliminarmente va fatta una precisazione terminologica: per “rischio” si intende l’effetto dell’incertezza sul corretto perseguimento dell’interesse pubblico e, quindi, sull’obiettivo istituzionale dell’ente, dovuto alla possibilità che si verifichi un dato evento. Per “evento” si intende il verificarsi o il modificarsi di un insieme di circostanze che si frappongono o si oppongono al perseguimento dell’obiettivo istituzionale dell’ente. La Legge 190/2012 ha già individuato delle particolari aree di rischio, ritenendole comuni a tutte le Amministrazioni. Tali aree, elencate nell’art. 1, comma 16, si riferiscono ai procedimenti di:

a)      autorizzazione o concessione;

b)      scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al D. Lgs. 163/2006;

c)      concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati;

d)      concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera di cui all’articolo 24 del Decreto Legislativo 150/2009.

Con riferimento all’attività e alla realtà della Fondazione i suddetti procedimenti corrispondono alle seguenti aree di rischio:

  1. processi finalizzati al reclutamento e alla gestione del personale;
  2. processi finalizzati all’affidamento di lavori, servizi e forniture nonché all’affidamento di ogni altro tipo di commessa.

1. Processi finalizzati al reclutamento e alla gestione del personale: Reclutamento del personale e gestione delle progressioni di carriera, Conferimento di incarichi di collaborazione

Per la predetta area di rischio sono individuati i seguenti rischi:

a)      previsioni di requisiti di accesso “personalizzati” e insufficienza di meccanismi oggettivi e trasparenti idonei a verificare il possesso dei requisiti attitudinali e professionali richiesti in relazione alla posizione da ricoprire allo scopo di reclutare candidati particolari;

b)      Irregolare composizione della commissione di concorso finalizzata al reclutamento di candidati particolari; Inosservanza delle regole procedurali a garanzia della trasparenza e dell’imparzialità della selezione, quali, a titolo esemplificativo, la cogenza della regola dell’anonimato nel caso di prova scritta e la predeterminazione dei criteri di valutazione delle prove allo scopo di reclutare candidati particolari;

c)      Abuso nei processi di stabilizzazione finalizzato al reclutamento di candidati particolari; Progressioni economiche o di carriera accordate illegittimamente allo scopo di agevolare dipendenti/candidati particolari; Motivazione generica e tautologica circa la sussistenza dei presupposti di legge per il conferimento di incarichi professionali allo scopo di agevolare soggetti particolari.

d)      Il grado di rischio riscontrato nell’area considerata è medio/alto.

e)      Al fine di eliminare i rischi relativi all’area di cui sopra come riportato nel PNA, sono state individuate le seguenti misure di prevenzione: Procedimentalizzazione, definizione procedimenti standardizzati, Monitoraggio. Elaborazione di Regolamento; Effettuazione controlli sulle dichiarazioni sostitutive a campione.

2. Processi finalizzati all’affidamento di lavori, servizi e forniture nonché all’affidamento di ogni altro tipo di commessa

Per la predetta area di rischio sono individuati i seguenti rischi:

a)      Restrizione del mercato nella definizione delle specifiche tecniche, attraverso l’indicazione nel disciplinare di prodotti che favoriscano una determinata impresa;

b)      Definizione dei requisiti di accesso alla gara e, in particolare, dei requisiti tecnico-economici dei concorrenti al fine di favorire un’impresa (es.: clausole dei bandi che stabiliscono requisiti di qualificazione); Uso distorto del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, finalizzato a favorire un’impresa;

c)      Mancato rispetto dei criteri indicati nel disciplinare di gara cui la commissione giudicatrice deve attenersi per decidere i punteggi da assegnare all’offerta, con particolare riferimento alla valutazione degli elaborati progettuali;

d)      Abuso dell’affidamento diretto al di fuori dei casi previsti dalla legge al fine di favorire un’impresa.

A tale attività viene attribuito un grado di rischio considerato medio/alto.

Al fine di eliminare il rischi relativi all’area di cui sopra sono state individuate le seguenti misure di prevenzione, Procedimentalizzazione, definizione procedimenti standardizzati, Monitoraggio. Effettuazione controlli sulle dichiarazioni sostitutive a campione.

3. PROGRAMMAZIONE DELLA FORMAZIONE I dipendenti della Fondazione che curano le attività individuate a rischio di corruzione sopraindicati saranno destinatari di corsi di formazione in materia al fine di riconoscere i rischi conseguenti l’attività svolta ed evitare la commissione di fenomeni corruttivi.

4. PROCEDURE PER L’ATTUAZIONE DELLE DECISIONI DELL’ENTE IN RELAZIONE AL RISCHIO DI FENOMENI CORRUTTIVI Al fine di evitare il rischio del verificarsi di fenomeni corruttivi le decisioni inerenti le attività di cui alle aree a rischio verranno assunte dal Direttore secondo le indicazioni e il controllo del Consiglio di Amministrazione della Fondazione in modo da generare un flusso continuo di informazioni.

5. CODICE DI COMPORTAMENTO E adottato il “Codice di comportamento della Fondazione Museo della Shoah- onlus”, allegato al presente piano, al fine di evitare comportamenti a rischio di corruzione. Ciascun dipendente e collaboratore della Fondazione a qualsiasi titolo ne è stato reso edotto. Il codice è inoltre esposto nella bacheca degli uffici della Fondazione.

6. PROCEDURE PER L’AGGIORNAMENTO L’aggiornamento rappresenta una fase molto importante delle misure adottate dalla Fondazione per prevenire il verificarsi di fenomeni corruttivi, a tal fine sarà opportuno monitorare la funzionalità delle misure stesse con la realtà della Fondazione e in particolare delle perfomance da questa posta in essere nell’ambito delle sue attività.

7. INFORMAZIONE NEI CONFRONTI DELL’ORGANISMO DEPUTATO A VIGILARE SUL FUNZIONAMENTO E L’OSSERVANZA DEI MODELLI Periodicamente in sede di Consiglio di Amministrazione il Responsabile della corruzione riferirà in merito all’attuazione dei modelli anticorruzione e all’attività degli uffici in merito.

8. SISTEMA DISCIPLINARE IDONEO A SANZIONARE IL MANCATO RISPETTO DELLE MISURE ANTICORRUZIONE ADOTTATE Il mancato rispetto delle procedure anticorruzione sarà oggetto di responsabilità disciplinare secondo l’allegato Codice di comportamento, il CCNL di riferimento, e le decisioni assunte nel caso specifico dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione in riferimento alla gravità del fatto commesso nel caso concreto.

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